Donatella Finocchiaro, attrice mediterranea

Una carriera che corre tra cinema e teatro

Donatella Finocchiaro

E’ stata la protagonista di punta del cinema italiano a Venezia quest’anno dove ha portato la sua Giulietta nel film  “Terraferma” di Emanuele Crialese (la pellicola in questi giorni è stata candidata all’Oscar come miglior film “in lingua non inglese”) e ha presentato il suo documentario “Andata e ritorno”, esordio da regista.

E’ l’ attrice più premiata del nostro cinema (25 premi, 3 Nastri d’argento, 2 David di Donatello) ma a Venezia non ha vinto… niente. Eppure la ricorderemo con quel suo sguardo tra l’immaginario e il reale, sgomento e determinato che s’infrange sul mare grosso.

La seguiamo dai tempi di “Angela” e poi “Il regista di matrimoni”, “Baària”, “Sorelle mai”, per citare alcuni dei suoi ventitre film.  Forse qualche predilezione, Roberta Torre, Battiato,  Andò,  Bellocchio,  De Matteo. In teatro l’abbiamo seguita meno, un vero peccato perché le sue diciassette produzioni sono uno squarcio tra  classico e  contemporaneo. Del resto, la sua è un’esistenza che corre tra un set cinematografico, un palcoscenico teatrale, uno studio televisivo, ed è impervio seguirla.

Troviamo Donatella in una pausa negli studi televisivi di Napoli dove sta recitando una nuova versione per la Rai di “Questi fantasmi” di Eduardo De Filippo, con Massimo Ranieri.

Ogni volta, ripercorrendo la sua attività cinematografica e teatrale mi scuotono storie, testi, figure femminili. Quali sono state le molle che Le hanno permesso di conciliare tanto cinema e tanto teatro?

“E’ vero, faccio tanto cinema e teatro. In questi ultimi due anni non mi sono mai fermata. Vede, ci sono tempi diversi per fare l’uno e l’altro. Smetto di lavorare in un film e comincio a recitare in teatro. Credo che per un attore sia un ottimo allenamento recitare nei due ambiti, riesci ad avvalorarne la preparazione.”   

Quest’anno ha portato a teatro “La Ciociara”, il testo di Moravia. Quale nuova valenza pensa di aver apportato ai risultati raggiunti  dal film di De Sica.?

“Né io, né Roberta Torre (regista, nda) ci eravamo poste questo obiettivo. Innanzitutto, non era possibile confrontarsi con l’interpretazione di Sophia Loren, il paragone non poteva reggere. Roberta aveva un altro concept da seguire, quello di portare sul palcoscenico un tema attualissimo: due figure femminili, la famiglia d’origine, la guerra, la violenza fisica. Che cosa c’è di più contemporaneo di questi aspetti.?Guardiamo le guerre che stiamo facendo…

Durante la sua tournée  ha potuto verificare un interesse da parte dei giovani?

“La rilettura de “La Ciociara” in chiave teatrale ha toccato molte città e ho notato un buona presenza delle nuove generazioni e, quindi, il messaggio è sicuramente arrivato anche a loro.”

Sia in “Terraferma” che nel suo documentario “Andata e Ritorno”, noto un desiderio di lasciare il proprio paese d’origine: più immaginario nel primo, più reale nel secondo. Migranti dell’anima e dell’arte?

“Prima di tutto c’è sempre un rapporto conflittuale con il posto in cui sei nato. In particolare gli artisti o gli aspiranti artisti, quasi tutti, cercano di migrare. Andarsene fa parte del percorso dell’essere umano, la fuga e l’eterno ritorno. Per crescere bisogna uscire. Allora io sono andata e tornata continuamente, come per quei personaggi/artisti che ho incontrato nel documentario. Inoltre a Catania ci sono dei sentimenti che legano molto la città ai suoi artisti.”

Torniamo al suo documentario. Una bella occasione per riscoprire Catania. Mi ha colpito un profondo senso della musica. Un nuovo interesse o una vecchia passione?

“La musica è un vecchio amore. Ho cominciato studiando canto lirico. Catania è una città caratterizzata da una grande formazione musicale. A Catania sono arrivati per primi in Italia i dischi dei R.E.M. C’è sempre stata una forte vivacità. Il discografico Francesco Virlinzi ha scoperto Carmen Consoli, poi ci sono stati i Denovo, poi Franco Battiato e via dicendo.”

Quanta è durata la lavorazione di “Andata e ritorno”?  

“Due anni di lavorazione, perché ho girato tra una pausa e l’altra dei miei impegni. L’aspetto più faticoso è stata la reperibilità del materiale di repertorio.”  

Quando ritornerà sul set , dopo “Questi  fantasmi”?

A febbraio del 2012 comincerò le riprese del nuovo film di De Matteo “Gli equilibristi”, con Valerio Mastandrea. Raccontiamo gli equilibri che regolano una coppia, una storia vera.”

(intervista raccolta da roberto tirapelle)

(Si ringrazia il Sig. Gianni Galli)