Il Requiem di Mozart per la prima volta in arena
Una esecuzione, quella di venerdi 31 luglio, di alto respiro mozartiano. Orchestra, coro e voci hanno saputo esprimere dolore, ira, luce, perdono, pace, tutti quei sentimenti legati all’umano e al divino.
Fondazione Arena di Verona ha proposto un evento unico per la seconda serata del Festival 2020 Nel cuore della musica: per la prima volta in assoluto le pietre millenarie dell’anfiteatro hanno risuonato del capolavoro estremo di Mozart, il Requiem intimo e grandioso, per l’occasione, in collaborazione con Confindustria Verona, specialmente dedicato alle vittime veronesi della pandemia e aperto a tutti i loro familiari. La Messa di Requiem in re minore K 626 è l’ultimo numero del ricchissimo catalogo di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791), suo capolavoro interrotto dalla prematura morte e completato dall’allievo Franz Xaver Sussmayr sulla base degli appunti del genio di Salisburgo. Dalla prima esecuzione nel 1793 il Requiem è entrato stabilmente nel repertorio sacro e da concerto, diventando pietra di paragone per tutti i compositori successivi.
Il cast della serata era composto da artisti di prestigio internazionale, dal maestro Marco Armiliato, alla guida dell’Orchestra areniana e del Coro preparato da Vito Lombardi, alle voci giovani e già esperte belcantiste del soprano Vittoria Yeo, del mezzosoprano Sonia Ganassi, del tenore Saimir Pirgu e del basso Alex Esposito.
«In questa stagione così particolare, fortemente voluta da tutta Fondazione Arena per non lasciare a Verona e al suo pubblico un’estate silenziosa», dichiara il Sovrintendente e Direttore Artistico Cecilia Gasdia, «questo Requiem vuole essere un’occasione di commemorazione collettiva, per chi non è più e per chi resta, nel segno della musica immortale di Mozart. Questo suo testamento musicale è un canto tra i più sublimi e insieme umani di sempre e per la sua prima esecuzione in assoluto all’Arena di Verona abbiamo scelto un maestro e quattro solisti d’eccezione, per rendere ancora più speciale questa nostra dedica»
Le dichiarazioni degli artisti presenti in questo evento.
Cosa significa per lei interpretare il Requiem di Mozart in questa occasione particolare?Vittoria Yeo (soprano):
“Penso soprattutto a chi non ha potuto dare e ricevere neanche l’ultimo saluto. Sono addolorata anche io insieme alle persone che hanno sofferto molto per questa pandemia.
Interpretare il Requiem di Mozart per me significa pregare per le vittime di Covid 19 e portare la consolazione per chi ha perso i loro cari in questo periodo così difficile.”
Sonia Ganassi (mezzosoprano):
“Provo emozione e profonda gratitudine verso che mi ha consentito di esserci. Questo è un pezzo intenso e toccante, una preghiera in musica accorata e profonda, la miglior scelta possibile per ricordare tutti coloro che non ce l’hanno fatta e per essere accanto al profondo cordoglio delle loro famiglie. L’Arena vibrerà di dolore e di speranza!
Veramente commovente per me poter essere parte di tutto ciò, ancora di più in questo momento della mia vita in cui da poco più di un mese ho perso mio padre.”
Saimir Pirgu (tenore):
“L’esistenza di Dio è siglata nella musica del Mozart Requiem.
Cantare in questo speciale evento significherà farmi portavoce della preghiera di tutta l’umanità verso il divino per tutte le anime strappate alla vita dalla pandemia.”
Alex Esposito (basso):
“Cantare un “Requiem” non è mai di per sé solo un momento musicale ma un’occasione di raccoglimento, di riflessione che trova nella musica il suo strumento, il suo mezzo. Ancor di più oggi cantare questo “Requiem” non è un appuntamento lavorativo, per chi come me fa questo mestiere, o di diletto per coloro che ascoltano, ma diventa un doveroso momento di condivisione del dolore che tutti abbiamo vissuto, in forme diverse, in questi mesi.
Quasi ognuno di noi ha perso una persona cara o anche solo un conoscente a causa del Covid-19 e questa sarà l’occasione per poterli ricordare tutti e celebrarli.
Pensare poi che in questo spazio così unico e suggestivo risuoneranno per la prima volta queste note di Mozart non fa che accrescere l’emozione.”
Vito Lombardi (Maestro del Coro):
“Il coro è di per sé una forma di socialità, di collettività, di vicinanza anche umana: in questo 2020 di distanziamenti interpersonali, per gli artisti è già una grande novità ed una sfida ulteriore la disposizione circolare in un’unica fila, ma si sono già dimostrati all’altezza nel concerto inaugurale.”
“Il Requiem di Mozart è ancora più impegnativo perché rende il coro protagonista ma anche per la sua scrittura.”
“In prova abbiamo lavorato sin da subito sull’interpretazione del testo, perché non cantiamo “solo” una messa funebre” ma abbiamo anche il compito di lanciare un messaggio preciso a chi resta, a tutti noi. Per esempio, nell’Introitus il coro inizia intonando “Requiem aeternam”. Il re minore di Mozart è monumentale, inconfondibile, è diventato col tempo il paradigma musicale del sacro e della morte, ma il senso che dobbiamo dare al testo è quello di una pace eterna, di un riposo umano, che riguarda tutti.”
(Si ringrazia Ufficio Stampa Fondazione Arena e Atelier Musicale International, Stage Door, InArt Management)